Una settimana nella Berlino sex-positive, body-positive, vegan-friendly

A luglio 2019 siamo tornati a Berlino dopo quasi 10 anni dalla prima visita. Si parla di tempi pre-blog, ben prima che la nostra ricerca del piacere diventasse materiale per riflessioni ed elucubrazioni private (prima) e pubbliche (poi, sviscerate su questo blog).

Lonely Planet alla mano e itinerario abbozzato da casa, avevamo immortalato tutti i punti turistici nella nostra memoria e in quella della nostra macchina fotografica. Al ritorno avremmo potuto dire di aver visitato Berlino.

Questa volta siamo partiti con una differente missione: vivere Berlino. Niente itinerario, nessuna sbirciata alla vecchia guida, giusto un paio di pallini nella to-do list e la voglia di svagare la mente (e dimenticare l’ultimo viaggio nella famigerata terra libertina di Cap d’Agde).

Haus Schwarzenberg Berlino
Haus Schwarzenberg – hub artistico di Berlino con studi, bar, gallerie, negozi, cinema

L’unica nostra bussola sono state tre meravigliose creature dell’Instagram che ci hanno scritto qualcosa di molto simile a “hey, vivo a Berlino e vi seguo, visto che siete qua ci vediamo?”. Loro hanno riempito le nostre giornate di abbracci, chiacchiere e consigli inaspettati e preziosi, e hanno condiviso con noi pezzi delle nostre esplorazioni berlinesi (se state leggendo questo articolo: GRAZIE). 

Ovviamente non potevamo lasciare la curiosità di blogger a casa, e quindi abbiamo cercato di saggiare quella libertà che plasma la cultura del corpo e della sessualità e che avevamo percepito durante il primo viaggio in questa città.

pubblicità metro Berlino

A tal proposito consiglio di guardare il quarto episodio della docu-serie Sex & love around the world, dove la corrispondente internazionale della tv americana Christiane Amanpour indaga il panorama sessuale di Berlino tra bondage, nudismo e tinder porn.

La Berlino sex-positive

Se c’è un posto, in Europa, dove la cultura sex-positive esiste davvero, quello è la Germania.

Si riflette negli ampi e luminosi negozi di sex toy e accessori erotici, nella concezione del sex work (in Germania la prostituzione è legale e regolamentata e a Berlino è consentita ovunque, anche in strada, a differenza della maggior parte delle municipalità che la vietano in alcune zone), nella lunga storia della comunità LGBT (Berlino ospita il primo quartiere gay al mondo per ampiezza) e nelle occasioni di libera esplorazione edonistica durante i sex party nei vari club che nel tempo si sono consacrati come istituzioni della nightlife berlinese alternativa.

Artwork urbano nelquartiere di Kreuzberg

I sex shop illuminati

A Berlino abbiamo visitato due negozi di oggetti per il piacere che fanno parte di quella nuova generazione di sex shop nati dal diffondersi della cultura sex-positive, che promuovono una visione positiva della sessualità non solo attraverso la vendita di oggetti selezionati belli, divertenti, colorati, piacevoli e sicuri per il corpo, ma anche attraverso la divulgazione di informazioni e consigli e alla creazione di uno spazio il più possibile inclusivo in cui ognuno si possa sentire a proprio agio, entrare e stare.

wet-tunnel-stickerFun Factory

Berlino ospita il primo flagship store di Fun Factory – prolifico marchio tedesco specializzato in sex toy in silicone, nonché uno dei maggiori produttori europei di giochi per adulti, riconosciuto per l’iconica forma a bruco del vibratore Patchy Paul. Lo store è un ambiente avveniristico decorato da grafiche optical e concepito dalla mente eclettica del designer superstar Karim Rashid, suddiviso su due piani incorniciati da enormi vetrate che guardano Oranienburger Straße, via centrale e turistica di Berlino. I ripiani irregolari espongono tutta la vasta collezione di giochi Fun Factory oltre a una selezione di lingerie, accessori erotici BDSM, lubrificanti, e alcuni giochi di altri marchi tedeschi (tra gli altri, We-vibe, Womanizer, Mystim).

Sex shop Fun Factory Berlino
Esposizione di sex toys nel flagship store Fun Factory

C’è uno strano fil rouge che ci lega a questo marchio: eravamo capitati in questo store per puro caso sul finire del giorno dell’inaugurazione (nel 2010), appena in tempo per sorseggiare l’ultimo bicchiere di bollicine, esplorare tutti gli oggetti da poco esposti sulle mensole e regalarci un souvenir di piacere. Fun Factory è anche il marchio del nostro primissimo sex toy, altro souvenir di un altro viaggio (precedente, a Barcellona, in un altro negozietto sex-positive luminoso e illuminato).

Tra gli oggetti che hanno attirato la nostra attenzione durante questa ultima visita:

harness-jeans-fun-factory

STRAP & BOUND INVISIBLE DENIM 3

Harness in jeans morbidissimo (il primo realizzato in questo materiale), estremamente regolabile e facilmente lavabile, alternativa soft agli harness in pelle o similpelle, che mantiene un’estetica bondage rivisitandola in chiave ludica e pratica.

fun-factory-pulsator-stronic-g

La serie di PULSATORS

Sex toy per uso interno (vaginale) che non usano le vibrazioni per stimolare  ma delle pulsazioni che riproducono il movimento del polso che sposterebbe il dildo avanti e indietro.

Due delle ultime novità: 

MANTA e VOLTA,

due vibratori versatili, progettati rispettivamente per la stimolazione del pene e della clitoride, ma che si prestano a giocare con tante aree del corpo, da soli e in compagnia.

Other nature

Other nature è lo store che avevamo individuato online prima di partire e che si definisce feminist, queer, sex-positive, eco-friendly, vegan. Sicuramente è tutte queste cose oltre che uno spazio inclusivo e accogliente attento a selezionare prodotti che rispettino il corpo (tutti i corpi), l’ambiente e l’essere umano in generale – di ogni genere, identità e orientamento sessuale.

sex shop Berlino Other Nature

Siamo rimasti colpiti dalla varietà di oggetti che si possono trovare in ogni nicchia di questo porto sicuro del piacere: non solo sex toy ma prodotti per l’igiene intima (coppette mestruali, assorbenti lavabili), candele e olii per il massaggio erotico, lubrificanti (testabili sulle mani), preservativi (compresi quelli femminili; con un esemplare esposto aperto e srotolato per marchio e taglia), accessori BDSM (fruste, frustini, corde, paddle, manette…), harness strap-on di diversi materiali/design, abbigliamento e accessori per persone transgender (top per la compressione del seno, packers per FtM che riproducono organi genitali maschili, seni realistici in silicone), libri a tema genere e sessualità, e poi spille, cartoline, adesivi, poster e ciondoli a forma di clitoride.

dildo sex shop Other Nature Berlino

Lo shop è anche impegnato nell’educazione a una sessualità consapevole e ospita workshop, eventi e toy party. Ha anche uno spazio di vendita online dove si trovano guide, informazioni e consigli.

Ci ha piacevolmente sorpreso la quantità di persone – di ogni genere e identità – che si sono avvicendate nel negozio, nel tempo che abbiamo impiegato per esplorare ogni angolo, scattare foto, registrare video – chi per curiosare tra gli scaffali, chi per chiedere consigli sullo strap-on appena acquistato, chi per sfogliare riviste sulle poltrone dell’area libreria.

I party sex-positive

Il clubbing a Berlino è una cosa seria: ci sono party a ogni ora del giorno e della notte e sapere quando iniziano e quando finiscono richiede organizzazione, anche perché  non si esauriscono in una manciata di ore ma vanno avanti fino al mattino, al pomeriggio o, in alcuni casi, al giorno (o giorni) dopo.

 

 
 
 
 
 
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Noi eravamo interessati al lato edonistico della nightlife berlinese e ci eravamo segnati due tappe imperdibili in due dei club che hanno fatto della libertà sessuale un marchio di fabbrica: il KitKat e il Berghain. Sono anche due dei motivi per i quali torneremo a Berlino, perché per diverse ragioni (tra cui esserci addormentati in hotel davanti alla Casa di carta) non siamo riusciti a visitarli.

Le cose che hanno in comune sono una policy piuttosto rigida sul dress code (abiti ordinari e banali sono i nemici numero 1 dei buttafuori) e le code inenarrabili davanti all’ingresso.

Del primo – il KitKat – sappiamo che è un punto fermo della scena fetish berlinese, con la sua successione labirintica di stanze e ambienti (inclusa una piscina interna), e che la serata eletta imperdibile è quella del Gegen, techno-queer dance party che capita una volta ogni due mesi, il primo venerdì del mese (la serata a cui dovevamo partecipare noi invece è Symbiotikka). Il dress code è rigorosamente non ordinario e non banale e l’estetica fetish e il total naked sono solitamente degli ottimi apriporta.

 

 
 
 
 
 
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Del secondo – il Berghain – sappiamo che la prima sfida è riuscire ad arrivare davanti all’ingresso e la seconda entrarci. Leggendarie sono le code di clubbers che, come anime intrappolate in un limbo di incertezza e speranza, si allineano religiosamente davanti all’ex centrale elettrica abbandonata della Berlino Est – meta di pellegrinaggio per i fedeli della techno music – per sottoporsi all’irrazionale e imprevedibile selezione di Sven Marquardt, imperscrutabile e inflessibile buttafuori tatuato che decide le sorti di ammessi ed esclusi.

 

 
 
 
 
 
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Sul web si sprecano le teorie per essere ammessi e guadagnarsi il preziosissimo timbro lasciapassare che permette di entrare e uscire dal Berghain per tutta la durata della party “night”, che inizia il sabato notte e si protrae ininterrotta fino al lunedì mattina. Tra i consigli: non sembrare troppo giovani, troppo entusiasti, troppo turisti, tropo etero, troppo anonimi, troppo banali, troppo alticci, troppo numerosi. E vestirsi rigorosamente di nero. Esiste anche un simulatore di selezione all’ingresso (berghaintrainer) che analizza il linguaggio del corpo e la voce per stabilire chi è degno di accedere all’elite di ammessi e un account Instagram unofficial aggiornato dagli utenti in tempo reale per sapere fino dove arriva la coda (@BerghainLineLive).

Berghaintrainer
Berghaintrainer – simulatore di ingresso al Berghain

Saltati a piè pari KitKat e Berghain, non rimaneva che appellarci al The House of The Red Doors, il party sex positive che ogni due mesi invade il Salon Zur wilden Renate con una meravigliosa ondata di variopinta umanità alla ricerca del piacere. Stanze, nicchie, porte, porticine, corridoi e scale strette si rincorrono per i piani di un vecchio edificio occupato dove il tempo sembra essersi fermato tra i divanetti consumati e gli eclettici arredi vintage che creano una sovrapposizione di scenografie dal fascino teatrale nelle quali perdersi. L’ampio e verde cortile interno è un polmone in cui ricaricarsi di fiato, aria e luce tra un’immersione musicale e l’altra. Il tema della nostra serata era Midsummer Dreams, ispirazione per i costumi che hanno popolato il club di creature della foresta vestite di fiori, foglie, piume, glitter.

Determinati a confonderci tra ninfe e fauni per non perderci l’ultima occasione di assaggiare l’atmosfera sex-positive berlinese, abbiamo concentrato tutte le nostre energie residue nello sfoggio di tutta la noncuranza e la pazienza possibili per non cedere di fronte alle 3 ore di coda che ci separavano dall’ingresso.

outfit latex
Agghindati per il party edonistico al Salon Zur Wilden Renate

Abbiamo conquistato l’agognato timbro di ammissione alle 4 e mezza di mattina, appena in tempo per entrare, esplorare tutto il labirinto di ambienti e essere colti dai primi raggi di luce del nuovo giorno. Nei passaggi stranianti tra le sale buie e anguste, scaldate dai corpi mescolati che si arrendevano alle vibes musicali diffuse dai DJs muovendosi liberi nello spazio, e il cortile aperto accarezzato dalla luce calda e dall’aria ancora fresca del mattino, sembrava di essere sospesi in un non luogo senza tempo. Intanto fuori la vita iniziava a scorrere ordinaria, aspettando di ri-inglobarci nel flusso di un comune venerdì (il party sarebbe finito alle quattro di pomeriggio).

Rispetto alla maggioranza dei play party (come il Torture Garden) che si ispirano a un immaginario fetish e prevedono playroom tematiche allestite con attrezzatura e accessori per pratiche BDSM, ci è piaciuto trovare un ambiente meno definito dove l’esplorazione sessuale non è connotata da un’estetica stereotipata o convogliata in aree circoscritte ma è solo un’opzione nel menu della serata.

La Berlino arcobaleno

Pride Berlino
Inizio della parata del Pride di Berlino

Quando siamo arrivati a Berlino ancora non sapevamo che si stava preparando a ospitare il Pride. L’invasione arcobaleno tra le strade della città nella nostra testa era perfettamente coerente con la libertà di espressione che qui si respira a pieni polmoni, quindi ci abbiamo messo un po’ a capire che era un anticipo della parata e non parte integrante dell’arredo urbano. Il Pride a Berlino viene celebrato come Christopher Street Day, dal nome della via sulla quale si affacciava lo Stonewall Inn, teatro delle rivolte che hanno originato il movimento per i diritti della comunità LGBTQ+. È uno dei più grandi in Europa e nel mondo e quest’anno ricorrevano i quarant’anni dal primo CSD. L’iconica Porta di Brandeburgo, emblema della Berlino unita, ha atteso sotto il sole l’arrivo delle centinaia di migliaia di persone (più di un milione, stando alle notizie) che hanno partecipato a una sfilata durata oltre i 6 km e oltre le 5 ore, unite nel motto di quest’anno Every riot starts with your Voice (Ogni rivolta inizia con la tua voce), in memoria del cinquantenario dei moti di Stonewall.

Colonna della Vittoria Siegessäule
Attesa della parata alla Colonna della Vittoria Siegessäule

Dopo i pride di Torino e di Milano, quello di Berlino per noi è stato il terzo a cui abbiamo partecipato quest’anno: il più grande e il più libero. I carri e i gruppi che sfilavano erano talmente numerosi (oltre 80) che non siamo riusciti a vederli tutti. Anche qui c’è stata una grande partecipazione da parte di aziende, sia locali che internazionali, che si sono unite alla sfilata.

Solo una settimana prima del Pride il quartiere gay di Berlino attorno a Nollendorfplatz aveva ospitato il Lesbian and Gay City Festival (Lesbisch-Schwules-Stadtfest) – una due giorni di eventi tra party, serate musicali e performance che viene organizzata ogni anno con fine celebrativo ma anche informativo sulla cultura LGBT+.

La Berlino naturista

La pratica della nudità in spazi pubblici ha radici profonde nella cultura tedesca ed è stata un prezioso assaggio di libertà durante il regime oppressivo e restrittivo della Germania dell’Est.

A Berlino si può stare nudi per fare praticamente qualsiasi cosa: prendere il sole, passeggiare per i parchi, fare yoga, giocare a ping pong, pallavolo, badminton e qualsiasi altro sport previsto dagli sporting club naturisti, fare la sauna, ballare in uno dei club che ospitano party edonistici… e sfilare al pride. Quello che rende Berlino diversa da tutti gli altri posti in cui abbiamo praticato il naturismo è un senso ancora maggiore di libertà e di naturalezza. La nudità non è esclusivamente confinata all’interno di aree naturiste definite ma viene vissuta in maniera molto spontanea: è piuttosto probabile incontrare persone nude in riva al lago o al parco, in perfetta armonia con il mondo e le persone (vestite) che le circondano.

Con gli occhi ancora lucidi per il ricordo della spa naturista Neptunbad di Colonia, per la nostra immancabile tappa naturista abbiamo optato per una giornata di relax nella spa Vabali di Berlino.

 

 
 
 
 
 
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Come a Colonia, si accede a uno spogliatoio misto dove si lasciano i vestiti e poi si gira nudi liberamente per tutta la struttura che comprende diversi ambienti distribuiti tra l’area interna e quella esterna: saune con rituali durante tutta la giornata, aree lounge con lettini per il relax e alcune vasche d’acqua. Solo nell’area ristorazione è richiesto dii indossare un accappatoio per trattenersi a mangiare. L’atmosfera d’ispirazione balinese, la bellezza degli ambienti caldi e avvolgenti curati in ogni dettaglio e il corroborante senso di pace che avvolge la spa non sono bastati a spegnere la nostalgia di Neptunbad, che rimane per noi un paradiso ineguagliabile.

Arrivederci Berlino

Siamo tornati da Berlino con la consapevolezza ancora maggiore che quello che rende unico questo posto è la libertà di espressione che si respira per strada e che determina un atteggiamento di onesta apertura nei confronti di tutto quello che ha che fare con la persona, il corpo, la sessualità e le relazioni umane. È qui che le filosofie dei vari movimenti culturali contemporanei come la sex-positivity e la body-positivity, che incoraggiano a entrare in armonia e equilibrio con sé stessi, il proprio corpo e la propria sessualità, sembrano concretizzarsi.

fight-sexism-targaBerlino, per citare la nostra sirena guida, è realmente “un parco divertimenti per adulti ben organizzato e con il ritmo della vita di campagna”.

Abbiamo lasciato la città con troppe persone ancora da abbracciare e troppe cose da fare e da vedere, quindi con la promessa di tornare presto.

Prima di chiudere abbiamo dei ringraziamenti da fare: grazie a Roberta, la nostra sirena-guida che ha illuminato il nostro arrivo accogliendoci nel beer garden dello Urban Spree, l’hub creativo che incarna il fascino della cultura urbana di Berlino. Sempre lei ci ha fatto scoprire posti speciali come il Klunkerkranich, eclettico rooftop bar che guarda la città dall’alto della sua terrazza panoramica in cima a un centro commerciale nel quartiere Neukölln. Grazie a Bea, l’attrice e performer teatrale con cui abbiamo condiviso le ciambelle vegane instagrammabili di Brammibal’s e l’attesa della parata del Pride. E infine grazie a Chiara, illustratrice pazza e pazzesca che è stata la migliore compagna di bevute, mangiate e balli scatenati che potessimo avere.

barca-a-remi

Tra i momenti topici nel bagaglio dei ricordi ci portiamo le scorribande in monopattino elettrico, la gita in barca a remi sul lago Schlachtensee, e prelibatezze vegane varie – tra cui i burger di Lia’s Kitchen dove tutto, dalle salse alle patatine è vegan e handmade, il gelato di Balaram e il (non-)kebap ripieno di verdure saltate di Mustafa’s conquistato dopo oltre un’ora di coda.

Il mio compleanno a Berlino: 33 anni, 2 cuori, 2 bomboloni, 1 barca a remi

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