Intervista nuda con gli organizzatori di Drama Milano queer cabaret

Intervista nuda con Drama: il queer cabaret di Milano

Drama è uno spettacolo inclusivo che porta sui palchi di Milano i drammi della vita e li fa a pezzi a colpi di ciglia finte, spruzzi di lacca, elicotteri con i capezzoli e queerness a palate.

Noi siamo andati a Milano, da Ostello Bello – attuale casa di Drama per un giovedì al mese – per incontrare e intervistare cinque delle persone che fanno parte di questa pazza pazza big family.

Anche questa volta vi deliziamo con l’audio (quasi) integrale dell’intervista, per farvi sentire parte della crew.

Ascolta “Naked Interview alla crew di DRAMA – Il cabaret queer di Milano” su Spreaker.

La trascrizione è (leggermente) ripulita e (leggermente) più seria. Premessa per chi sceglierà la lettura: non ho inserito tutte le volte i nomi delle persone che intervengono se non quando è indispensabile ai fini della comprensione. Però, se ancora non li conoscette, vi mostro le loro faccettine qua sotto.

Spoiler: preparatevi a essere travolti dalla political correctness e dalla coccolosità di questi cinque cuoricini di Drama.

Chi è Drama?

Drama siamo tutti noi, ma anche di più, perché Drama è composto da più persone, non solo quelle che lo organizzano ma anche quelle che ne entrano a far parte, sia come performer che come pubblico. Drama è un posto inclusivo per tutti, quindi in realtà siamo tutti Drama. Attualmente è anche la nostra famiglia e la nostra casa. Siamo in tanti, gli scontri ci sono come in ogni gruppo o famiglia, è normale, però ci vogliamo bene, stiamo bene insieme, collaboriamo insieme. Drama è una famiglia quindi. Drama è anche un posto, è l’Ostello che ci ospita dall’anno scorso. Forse Drama è anche un concetto, un modo di vivere, di prendere i drammi della vita di tutti i giorni, di esorcizzarli e di riderci su.

[Nel frattempo Daphne si mette lo smalto]

Drama è anche smalto.
– Drama è top, pazzesco.
– Drama è anche bottom.
– Drama è anche smalto, soprattutto smaldo, odore di smalto. E di lacca.

Chi siete voi?

Noi siamo un gruppo di amici che più o meno un anno fa ha deciso di provare a lanciare questa follia di Drama semplicemente per divertirsi, per far divertire, per creare un senso di comunità che a Milano purtroppo ancora manca. Per questo una delle nostre caratteristiche è l’inclusività, perché diamo la possibilità a tutti – quindi non soltanto a performer professionisti ma chiunque abbia voglia di comunicare, esprimere qualcosa, con qualsiasi tipo di arte o performance – di farlo. Perché è un modo per sdrammatizzare i drammi che quotidianamente viviamo soprattutto in una città come Milano che di drammi ce ne regala più che a sufficienza.

Voi siete 5, siete una rappresentanza, non siete tutti, però siete importanti. Chi siete voi personalmente dentro Drama?
– Ognuno ha un compito ben preciso.
– Più o meno. Fa il suo e fa anche quello un po’ dell’altro, come si fa di solito in famiglia.
[Gabriele]
Io mi occupo personalmente della parte amministrativa ma anche di contattare gli artisti e poi anche durante gli eventi. E poi durante gli eventi mi occupo del backstage, siamo veramente in tanti e ci divertiamo tantissimo. È una parte importante il contatto con gli artisti, cercare di non fargli mancare nulla, anche se a volte bisogna bacchettarli. C’è chi si occupa dei social, che è proprio qui…

Siete ciccini e coccolosi, volete parlare di tutti, ma potete presentarvi singolarmente, dire chi siete, come vi chiamate, potete fare le prime donne, non ci sono regole, potete fare tutto quello che volete.
– Di prima donna ne abbiamo portata una apposta. [Ogni riferimento a fatti o Daphne è puramente casuale]
– Noi siamo polite.

“Siamo una bella famiglia, siamo in tanti.” Ma voi chi siete? Perché c’è un motivo se voi cinque siete qua oggi.
Gli altri non volevano spogliarsi!

Però voi penso siate quelli che ci sono sempre.
No, ci sono anche altre tre persone almeno.

 

 
 
 
 
 
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La smettiamo di fare i buoni fino alla fine?
[Stefano] Però è vero, siamo un collettivo. Drama è una famiglia ma anche un collettivo di persone che mettono a disposizione il loro tempo, la loro conoscenza, la loro esperienza, per portare in scena questo spettacolo. Poi singolarmente abbiamo ognuno le proprie competenze, anche sviluppate durante questi mesi di drammi sul palco. Fabrizio non aveva mai gestito dei social, è diventata un’imprenditrice digitale adesso.
[Fabrizio] Presso me stessa, sì.
Ha studiato alla facoltà di Ostello Bello! Poi ci sono altre due persone che non ci sono adesso che fanno le illustrazioni originali  e l’altra segue sempre i social insieme a Fabrizio ed è anche la nostra valvola di sfogo essendo lui uno psicologo. Poi ci sono io che faccio un po’ da… [parte un corale ‘mamma’] mamma e da regista durante la serata e prendo gli accordi speciali con altre realtà e le location che ci ospitano.

 [Gabriele] Fondamentalmente siamo persone che sono qui a Milano da tanti anni, che già sono nella nightlife da un bel po’ e conoscono Milano, come funziona, le varie dinamiche e per questo abbiamo cercato di unire più persone variegate per far uscire questo collettivo che a Milano manca. Perché Milano o la ami o la odi, è proprio dura.

[Ella Bottom Rouge] Io sono Ella Bottom Rouge e sono una delle presentatrici di Drama ma anche una dei performer resident. Sono dall’inizio in questo bel progetto e questo è proprio il mio lavoro, nel senso che è far spettacolo. Effettivamente alcuni di noi sono nella nightlife piuttosto che negli eventi da un po’ di tempo e ci siamo ritrovati sotto questo grande progetto che riguarda il mondo LGBT+ ma non solo e credo che questa sia una cosa che noi rivendichiamo molto, nel senso che Drama è aperto veramente a tutti, anche se ami i procioni vieni a Drama. [battuta]

– E poi c’è Daphne.

 

 
 
 
 
 
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[Daphne]  C’è soprattutto Daphne, abbiate pazienza. Allora, niente, Daphne Bohémien, faccio la drag da un po’ di anni, non nel senso che sono vecchia, solo che ho tanta esperienza. Nata come drag, sono diventata resident, poi ho iniziato a fare la valletta, poi ho rubato loro la scena e adesso sono il viso di Drama.
– È la strega malefica di Drama
La gente non vede l’ora che arrivi io, altrimenti non sarebbero qui.
– Come il cattivo in ogni storia che si rispetti.
Esatto, che è la più figa, come sempre, in tutte le storie.
– Però poi perde alla fine, sempre.
[Risata malefica di Ella]
– Finisce incendiata.
Dipende.
– Di solito  muore comunque male.
Negli horror mai.
– No, beh, torna. Muore e torna. Muore e torna.
– Guarda che è peggio, è proprio Daphne Bohémien. Muore e ritorna.
Io, assolutamente io.

Invitiamo tutti a prendersi molto meno sul serio, a giocare con noi, a giocare di più nella vita di tutti i giorni nonostante i drammi che viviamo tutti.

Che messaggio vuole mandare Drama nel mondo, a Milano?

Sicuramente uno dei valori fondamentali è l’inclusività. Penso che uno dei messaggi fondamentali di Drama sia quello di non vergognarti di essere te stesso sotto qualsiasi forma. Che tu sia drag, gay, lesbica, trans, non binary. Un messaggio di apertura verso tutti. Quello che tu devi fare quando vieni a Drama è soprattutto lasciare dietro preconcetti. Abbiamo parlato di comunità, quindi un posto dove la comunità LGBT – ma non solo – possa sentirsi accettata, libera di esprimere sé stessa, sia con una forma d’arte che no. Abbiamo anche molte persone del pubblico che per quella sera sentono di volersi esprimere, che sia mettendosi una parrucca, truccandosi, vestendosi in un particolare modo. Abbiamo dei temi, quindi a volte molte persone del pubblico si identificano nel tema e hanno voglia di prendersi in giro, si agghindano soltanto per venire a vedere lo show. Poi è possibile che la volta successiva performino sul palco, perché è successo. Quindi uno dei messaggi principali che abbiamo è quello di poter includere tutti e creare anche un po’ più di comunità tra di noi in una città come Milano. Ma anche prendersi molto meno sul serio in una città come Milano dove tutti sembrano salvare il mondo dalla distruzione con la moda, con la musica o qualsiasi altro lavoro. Invitiamo tutti a prendersi molto meno sul serio, a giocare con noi, a giocare di più nella vita di tutti i giorni nonostante i drammi che viviamo tutti.

Non abbiamo ancora detto cos’è Drama. Cosa succede da Drama?

[Daphne] – È un queer cabaret! Ho studiato. Solo perché lo dite sempre, se no mica sapevo cos’era.
– Però argomenta adesso.
– Allora, è un queer cabaret in cui lasciamo spazio a tutte le tipologie di forme d’arte con degli intramezzi più o meno simpatici, dipende da chi presenta. [risate] Beh cosa volete, è la verità però eh?!
– Drama ogni volta ha un tema diverso attraverso il quale cerchiamo di provocare il pubblico, di farlo ragionare, farlo ridere ovviamente. I temi sono vari. Abbiamo affrontato un po’ le varie forme di corpo che ci possono essere nella nostra società, come non si debba per forza essere in un certo modo per essere accettati, o quanto uno debba essere mascolino per essere accettato come uomo o come gay. Affronteremo il tema del sesso, non solo in quanto attività ma dal punto di vista sociale.

 

 
 
 
 
 
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Chi è il pubblico di Drama? Chi è che viene qua a vedervi?

– Alcune volte è veramente molto giovane, altre volte sono delle persone più grandi, degli adulti, ci sono stati dei professionisti, degli studenti, i nostri amici. Drama è uno spettacolo che avviene una volta al mese di giovedì eppure noi riusciamo ad avere la gente che non vede l’ora subito dopo, il giorno seguente, di tornare al giovedì dopo. Sicuramente Drama è un posto dove la gente si conosce, quindi il pubblico di Drama si riconosce di puntata in puntata.
– Abbiamo un pubblico assolutamente eterogeneo, non ci rivolgiamo a un pubblico specifico come può essere il mondo LGBTQ+, ma è veramente aperto a tutti e secondo me è una cosa molto bella perché non caratterizza noi e non fa si che si sentano schematizzati anche loro in una sorta di “oh dio se non sono gay non posso andare a vedere quella roba”, ma è assolutamente libero e fa sentire libero anche il pubblico.
– Un’altra cosa molto bella è anche il pubblico un po’ internazionale. Essendo in una location come un ostello, che non è un posto tipico della nightlife milanese, è un posto dove non ti aspetteresti mai di trovare un circo del genere e quindi anche il fatto di poter far vedere anche a persone straniere, internazionali, questo pubblico variegato che va al di fuori delle persone che tipicamente vivono a milano, per noi è molto bello perché facciamo vedere anche che qua c’è qualcosa di diverso e che qua si può fare e che può essere accettato.

 

 
 
 
 
 
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Quindi capita che entri gente a caso, che scende e vi trova qua sul palco.

[Ella] In realtà molto spesso perché il minimo… il massimo comune denominatore… ho fatto il classico, quindi si capisce che non ne so niente di matematica. Minimo, massimo con il pi greco. È il fatto che probabilmente, come si dice, “una risata vi seppellirà” e il mi… qualcuno la dica questa frase che voglio dire. Il comune. Dillo tu che fai il segretario.

[E qua è praticamente l’unico punto in cui interviene I’MthePh] Il massimo comune denominatore e il minimo comune multiplo.

[Applausi]

– Vabbè ma cosa volevi dire? Non ho capito.
– [Il massimo comune denominatore] È la risata! Il fatto di ridere, di sdrammatizzare.
– Fa ridere anche quando noi ci divertiamo per primi perché questo spettacolo lo facciamo per il pubblico ma anche per noi stessi.
– E perché il giovedì c’è la noia a Milano, non c’è nulla.
– Il pubblico è variegato, ci sono state anche persone anziane. L’ultima volta c’erano due signori anziani seduti in prima fila che si sono divertiti tantissimo. Ma anche quando abbiamo fatto Miss Drama Queen, quando abbiamo girato il promo per la serata, c’erano le sciure che ci guardavano ed erano innamorate.
Perché Drama è trasversale, è universale, e i temi che affrontiamo riguardano tutti e tutte e ti ci puoi riconoscere e puoi capire quanto tempo si possa sprecare dietro problemi futili quando poi si possono risolvere con una risata.
Abbiamo anche una diapositiva con degli alpini che si sono divertiti molto.

Mio padre è alpino ma se lo porto qua sviene, lo chiudiamo nella bara subito.

E invece potrebbe sorprenderti. Questi alpini ci hanno sorpreso.

Si vede che vi divertite. Noi siamo stati qua ed è bello perché voi vi divertite e questo arriva al pubblico.

A volte litighiamo anche. A volte scleriamo durante lo show però è parte del Drama anche quello, no?

Intervista nuda con gli organizzatori di Drama Milano queer cabaret

C’è più Drama sul palco o behind the scenes?

Nel backstage c’è più Drama in assoluto. È il delirio totale. Che poi la cosa divertente è che non si vede niente da fuori. Tutto dietro. Siamo in venticinque.
Perché il backstage è il reale.
Infatti faremo il backstage Drama un giorno, dove il backstage sarà più grande del palco. [battuta]

C’è qualcuno che ha lasciato? Che ha iniziato e poi ha lasciato?

[Silenzio in sala]
– Allora, questi sono i famosi drammi di Drama.
– Io vorrei il nostro avvocato, grazie.
– Questa domanda non era segnata.
– I drammi ci sono in Drama, ci sono stati, come ci sono tra amici, come in famiglia.
– Siamo ancora amici anche con i ragazzi che non ci sono nel progetto adesso.
– Possiamo anche dirlo: sono scoppiate coppie.
– Sono anche nate delle coppie, degli amori, degli affair durante Drama.

– Zan Zan

– Però tra varie persone che hanno lasciato Drama o che si sono trovati per altri impegni a non farne più parte (a parte queste famose 8 madri originali quando siamo partiti – perché ci facciamo chiamare le madri di Drama), abbiamo avuto anche all’interno dello stesso organizzativo questa specie di apertura, perché all’inizio eravamo in tantissimi, tantissime persone che collaboravano con noi che credevano in questo progetto, che poi piano piano sono cambiate, ma questo è anche il bello perché ci permette di entrare in contatto con varie tipologie di lavoratori. Così come all’interno delle performance cerchiamo sempre di variare il più possibile tra gli artisti, casualmente in questo modo anche le persone che collaborano con Drama cambiano e questo crea una sorta di rete comunicativa e di conoscenze molto più ampia. È come un dare e avere. Quindi in realtà persone che non ci sono più hanno portato qualcosa di importante in Drama e viceversa.

– Drama è un po’ la nostra terapia, diciamo.
– Siamo tutti dei bambini speciali. [battuta]
– Siamo tutti dei bambini, primo, perché quello è l’approccio giusto secondo noi per affrontare il drama davvero. Ricordarsi di come si era quando si era più piccoli e più liberi.

 

 
 
 
 
 
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È un po’ un coming out, per qualcuno, in un certo senso?

– È un coming out emozionale forse, in cui ammettono di essere stati troppo drammatici nella vita. Può esserlo per il pubblico. Chi si avvicina a Drama poi si sente anche più libero, in un ambiente più aperto e protetto.
– Ti da anche modo di scoprire delle cose diverse o che non pensavi di riuscire a fare. Tipo io [Daphne] nasco come drag super drama, ho sempre fatto pezzi ultra drammatici, cose che finivo e volevi solo morire, e invece ho scoperto che so far ridere il pubblico quando presento, che posso prendermi meno sul serio perché tanto la gente che sono figa lo vede, lo sa. Io per anni non ho fatto la battuta perché hai sempre l’idea che se fai comedy la gente non ti veda più in una maniera un po’ autorevole, o comunque quella un po’ bossy. Invece poi ho capito che posso conciliare tutte e due le cose, che posso divertirmi anche a fare quello che faccio. Quindi adesso sono pazzesca e faccio tutto.
– Come diceva Stefano, è una specie di terapia. Più che coming out, però… Personalmente [Fabrizio] mi sono aperto un po’ di più rispetto a qualche anno fa, quindi sì.
– Anche io [Gabriele] mi sono avvicinato molto di più al mondo queer rispetto a prima. Perché comunque noi portiamo avanti delle maschere che poi quando ti scontri con una realtà diversa ti si frantumano e poi viene fuori il vero io. Io non ero avvezzo a tutto questo prima.
– Sì, eri molto masc x masc
– Eri un maschio alpha, un lupo solitario.
– È anche un invito a liberarsi di queste maschere e indossarne altre per sperimentare.
– Anch’io [Fabrizio] non ero molto vicino a una cultura queer o comunque ero un po’ più masc x masc, abbiamo anche affrontato questo tema. Per tutte quelle cose che ti vengono dette come “non esco con te” o “ non potrò venire a letto con te perché ho visto una tua foto con la parrucca”. Principalmente un motivo che mi spinge tanto ad aprirmi con Drama è questo: prenditi un po’ meno sul serio.

Che impatto ha avuto sulla vostra vita Drama? Anche a livello di immagine vostra percepita dalle persone che vii conoscevano già e che magari hanno conosciuto un lato diverso da voi?

– Beh molte persone hanno visto un lato che non avevano mai visto prima: un lato B. [battuta]
– Beh, il lato B di Ella lo conoscevamo già tutti da anni. Entra prima il lato B nelle stanze, poi arriva lei.
– A volte vorremmo che entrasse solo il lato B.

 

 
 
 
 
 
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– Beh, Drama secondo me ci ha insegnato a essere più liberi, noi per primi, e quindi riusciamo anche a insegnare agli altri a come essere più liberi. Quindi quello che vedono da fuori è questa nostra rilassatezza nell’essere noi stessi che è apprezzata. Le persone ci vedono un po’ così, questi alieni che sono liberi di dire e di fare tutto quello che vogliono.
– Secondo me si sono affezionati anche al singolo personaggio, quasi come fosse una serie tv, quindi sanno che salgo io sul palco e in automatico succede una roba, piuttosto che Ella che fa il circo in un determinato modo, e secondo me la gente si affeziona proprio a quello che fai e il modo in cui lo fai ed è carino perché capisci che della gente viene perché ci sei tu, perché stai facendo quella cosa, e ti da un senso di gratificazione.
– Abbiamo una stage kitten, che è figlia di Ella, che è stata riconosciuta sul tram per esempio.
Pina Butter, forse una delle scoperte più pazzesche di Drama, perché è arrivata più o meno alla metà della stagione. Lei porta sul palco delle capacità da palcoscenico, grandissimo carisma e anche qualcosa di diverso, perché è rotondina e quello è un corpo che purtroppo non sempre viene accettato. Si parla tanto di body confidence e Pina Butter porta anche quello.
– E tantissima autoironia.

 

 
 
 
 
 
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– Forse l’esperienza di Drama mi ha aiutato [Ella] ad aprirmi di più dal punto di vista performativo, nel senso che oltre al burlesque, al lavoro da presentatrice, oltre all’arte in generale che ho sempre cavalcato in questi anni, e al mondo queer, con il quale avevo già lavorato, ho un’apertura ancora maggiore.
[Daphne] Mi ha fatto anche figliare, eh?! Ho scoperto Arcadia, Stefano Filipponi, un ragazzo balbuziente che è un grandissimo cantante ed è venuto a Drama per la prima volta, io sono rimasto assolutamente affascinato. Ho fatto come tutti i gatti, diffidente all’inizio, poi ho capito che volevo quella persona nella mia vita e volevo cercare di aiutarla nel modo in cui potevo e quindi con la mia arte, per quello che so fare, ed è diventata la mia figlia drag. E adesso è Arcadia in Bohémien. A breve verrà presentata un’altra mia figlia a Drama, così allargo la famiglia e faccio vedere chi comanda.

Una cosa bella che avete detto è ‘comunità LGBT e non solo’. Mi è capitato spesso di percepire la comunità LGBT come chiusa, non sempre. E mi sembra che voi abbiate creato Drama come una vostra casa. Posso dire che vi sentite più a casa dentro Drama che nella comunità LGBT?

Il problema è che presume che esista questa comunità. In realtà a Milano non esiste. Si fanno tutti la guerra uno con l’altro, non si parlano e non si ascoltano, non c’è un dialogo, non c’è un confronto, non c’è la voglia di costruire qualcosa insieme.  Noi non facciamo questo per la comunità LGBT ma per costruirla questa comunità. Le persone da diffidenti come Daphne hanno capito le nostre buone intenzioni e si stanno avvicinando e si sta un po’ creando questo tipo di collaborazione. A Milano c’è molta competizione. Quindi stiamo cercando di sgretolare questi muri e invece creare un’atmosfera più di collaborazione e solidarietà.
Forse perché la comunità LGBT a Milano corrisponde ad alcune realtà che fanno spettacolo, a delle serate. E forse è anche questo che cerchiamo di fare noi: apriamo il palco e Drama a tutti i performer. Sono venuti anche performer da noi – a parte i debuttanti –  che lavorano con altre serate. Ed è quello che noi volevamo creare, connessioni.

Questo ‘e non solo’ mi sa di apertura.

– Perché ci piacciono anche i procioni! [battuta]
– Perché chiudere questa arte queer ai locali prettamente gay? O solo di notte?
– Volevo aggiungere una cosa sul fatto di apertura, LGBT e non. Abbiamo parlato prima di questo evento che abbiamo fatto, Miss Drama Queen, che abbiamo organizzato in un posto completamente all’opposto di Milano. Durante il promo, in prima fila, prettamente c’erano più persone di una certa età, non LGBT, impazzite, che erano lì dalle 6 a tenersi il posto sulla sedia. Per me [Fabrizio] vedere dal palco le prime tre file con un pubblico così variegato che andava dai ventenni ai pensionati, vedere i pensionati, la gente di quartiere, che si è alzata dopo pranzo, è venuta perché doveva vedere cosa portavamo, un po’ questo miscuglio di queerness, è stato bellissimo.
– Ma perché secondo me [Daphne] diamo per scontato che alla gente di una certa età non possa interessare uno spettacolo del genere, quando semplicemente non gli si da modo di sapere che esista una realtà del genere. Il fatto di vedermi conciata in pieno giorno che faccio jogging, canoa, li ha incuriositi e ha fatto sì che chiedessero dove, come, quando e perché. Altrimenti noi cosa facciamo di solito? (Noi come tutte le serate). Promuoviamo sui social. E la persona che ha 65 anni e arriva da Barletta e si è trasferita a Milano non sa cos’è Instagram.
– Siamo noi a entrare in casa loro. Sì sì, House Drama è Il format nuovo in cui noi entriamo a casa dei pensionati. [battuta. Ma quanto sarebbe bello]
– Infatti il grande leitmotiv di questa stagione 19-20 è “Arriveremo a Sanremo”
– Arriveremo in casa di tutti, un po’ mainstream.
– Ti immagini fare la scalinata di Sanremo con questa parrucca?
– Rotolando. Nudi.
– C’è da dire che Drama in questo anno ha fatto delle cose anche importanti. È vero ci divertiamo, siamo una famiglia, ma comunque abbiamo tutti fatto uno spettacolo al mese, che è un grossissimo impegno. Poi Miss Drama Queen, che è stato un concorso per artisti emergenti, abbiamo avuto dei debuttanti, è stato bellissimo. E poi come terzo appuntamento importantissimo siamo stati al Pride.

 

 
 
 
 
 
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Al Pride avevate un palco.
– È stata più una maratona. Dalle 6 fino a mezzanotte.
– Avere un palco al Pride in mezzo alla strada, poter parlare anche alle persone affacciate ai balconi, la signora di Barletta di 65 anni. Portare questo spettacolo sotto casa sua, quello è interessante, uscire dai soliti circuiti.

Arriviamo al sodo.
– Come il culo di Ella.
Perché come dice Stefano “vabbè, ma quando iniziamo a parlare di sesso?”. Il prossimo Drama affronterà il tema sex per Sex Drama: come vi state preparando a questa serata?
– Facendo sesso.
– Con del Cialis.
– Ci stiamo preparando selezionando i performer, cercando di capire quali tematiche affrontare, perché è un tema complesso, per parlare di tutto lo spettro, di come si può affrontare il sesso, non solo facendolo ma magari anche non facendolo. Ci sono tanti aspetti, dai preliminari al gioco di sguardi o alle dating app, Tinder, Grindr. Cercare di capire come ognuno affronta il sesso nella propria vita.

 

 
 
 
 
 
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Porterete dei sex drama personali?

Raccontiamo i nostri drammi attraverso le performance, quindi sì, c’è sempre qualcosa di personale dentro. Poi è un mix. Cerchiamo di parlare anche di cose che non abbiamo mai vissuto, parlando con amici, leggendo tanto prima dello show. Lo spettacolo probabilmente sarà vietato ai minori di 18 anni perché qualche performance potrebbe essere un po’ oltre, spinta.

[Daphne] Il fatto stesso di avere l’HIV, come nel mio caso, è difficile, perché la società dal momento in cui collega questa cosa con il sesso, è come se te la fossi cercata e quindi è colpa tua.

C’è una frase bellissima, che ho sentito, di una ragazza che dice “nessuno mi ha detto che mi potevo ammalare d’amore”. L’ha presa dal fidanzato. Possono essere tante storie così diverse, ma in automatico, per una società così binaria, io sono più malato di uno che ha, non lo so, il diabete.

[Qua il drama nel drama]

[I’M the Ph] Posso chiederti una cosa? Non mi uccidere. Me la puoi ridire, per piacere, perché ho avuto un problema con la memory card?

[Daphne] Te lo ridico, anche se non piangi.

[Gabriele] Fallo spogliare per penitenza, siamo tutti nudi e lui vestito.

[I’M the Ph] Dopo ci facciamo una foto tutti insieme tutti nudi.

 

 
 
 
 
 
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Ci sono cose nella vita che non puoi decidere. Io non ho deciso di nascere,di essere omosessuale,non ho deciso la condizione economica in cui sono stato cresciuto e non ho deciso di diventare sieropositivo. Quello che decido però oggi è di condividere la mia storia e lo faccio perché credo ci sia bisogno di conoscere. Conoscere non significa solo capire come prevenire,ma anche conoscere la storia di chi, come me, ora conduce una vita normale,ha una relazione stabile e sta bene perché sa che non c’è pericolo di trasmettere il virus: non rilevabile significa non trasmissibile ( U=U). Il virus lo stiamo combattendo,adesso però bisogna combattere lo stigma. Siamo nel 2019 e non posso e non voglio portare sulle spalle il peso della paura e del silenzio. Ho deciso di condividere la mia storia affinché possa diventare anche un po’ la vostra e la vostra storia possa diventare anche un po’ la mia. Ho deciso di condividere la mia storia perché è giusto che questa condizione non la si viva nella vergogna,perché non sono qui per fare la vittima,ma per dire che la mia voce ha lo stesso valore di chi è hiv- ,la mia vita ha lo stesso valore di chi è hiv-. Ho deciso di sentirmi libero e di raccontarvi la mia storia perché credo che la libertà sia la cosa più importante che abbiamo ed io non permetterò allo stigma di tapparmi la bocca. Sono Daphne Bohémien,sono una drag queen e sono sieropositivo. #uequalsu #undetectable #untrasmittable #hiv Ph: @piangoarcobaleni

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Il vero drama è anche questo, il fatto di non parlare abbastanza di tutti questi drammi. Non parlandone è come se il mostro diventasse sempre più grande.”

Dal tuo big drama.

Dal mio big drama.
Dicevo che anche per chi, come me, è affetto da HIV, è sempre un grande drama, nel senso che io chiaramente sono più malato di un’altra persona solo perché la mia malattia è coinvolta nella sfera sessuale e quindi in automatico per la società “te la sei cercata tu”, “l’hai scelta tu”, e vieni subito ghettizzato. C’è questo stigma gigante verso una condizione che non è più neanche determinante. Tutto quanto viene sempre messo sulla bilancia, come essere più donna di un’altra o più gay di un altro o più malato di un altro, come in questo caso . È la società che decide due pesi e due misure sempre per tutto.
Ad esempio, io ho sentito questa ragazza che diceva “nessuno mi ha detto che mi potevo ammalare d’amore”. Lei non ha scelto, non è che ha preso il virus perché andava a letto con 30 uomini al giorno, ma stando col suo fidanzato. Come puoi puntare il dito pensando che lei abbia scelto? È una condizione che non scegli in generale. Vuoi far vedere al mondo chi sei senza che questo ti condizioni nella società. Il vero drama è anche questo, il fatto di non parlare abbastanza di tutti questi drammi. Non parlandone è come se il mostro diventasse sempre più grande. E dire semplicemente “io sono così”, ti può andare bene, puoi essere d’accordo o non d’accordo, ma questa cosa non mi fa cambiare.

– Abbiamo detto un sacco di cose bellissime!

Ma super seri. Voi salite sul palco ed è pioggia di glitter, casino, caciara, applausi, e adesso nell’intervista siete tutti seri, carini, teneri, coccolosi, disciplinati.
– Saper far ridere è una roba molto politica a volte, e super intelligente, riuscire a far ridere una persona senza dire “cazzo” “culo” a caso. La battuta intelligente è molto più complicata. Facciamo anche della satira tutto sommato.
– Siamo persone serie che sanno divertirsi.
– So che con questa faccia – e con questa intendo la sua – non si direbbe.
– Il fatto è che Drama comunque nasce dalla volontà di dire qualcosa anche politicamente, di voler dire la propria e di metterci la faccia.
– Per dire ‘io posso dire la mia’, far capire che non lo sto facendo per trasgredire le regole ma perché ho diritto di farlo.
– Poi sicuramente lo facciamo a modo nostro. Nel senso che non siamo i troll da internet. Perché ogni volta che penso alla gente che dice la propria mi viene sempre un po’ l’ansia. Noi lo vogliamo fare ovviamente attraverso l’arte perché crediamo che se la gente torna a casa e ride, il giorno dopo si chiede ‘perché ha detto questo?! Ora ho capito perché’.
– Fa ridere perché è vero. 

Torno un secondo su di te [Daphne], visto che abbiamo parlato di HIV. Come si fa a sdrammatizzare una cosa come l’HIV?

Non ho la ricetta giusta, non so come si sdrammatizzi su un tema del genere. Io lo affronto nel mio modo, nel senso che sono super ironico e super sarcastico su tutto, quindi non posso che trattarlo così. E forse il modo giusto è non trattarlo come se fosse un mostro sacro di cui non si può parlare. Se ne può parlare tranquillamente, non mi condiziona, non mi determina, non definisce la persona che sono, quindi dirmi che ho l’HIV è come dire che ho il naso grosso, è un dato di fatto. Non sono solo questo, grazie a Dio. Quindi che ci sia la battuta sul mio naso o su quella condizione è ok, per me va bene, non mi offendo di più. Forse mi offendo di più se mi dici che ho il naso grosso.
– Come diceva prima, si sdrammatizza parlandone, come facciamo con tutti i drammi di Drama. Tirare fuori in parole, performance, arte, illustrazioni, video. Purché se ne parli, perché il mostro non è così mostro alla fine, non ci fa così paura.
– È come quando ripeti la stessa  parola tante volta e perde di significato.

 

 
 
 
 
 
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Allora, diamo info pratiche: dove vi trovano? Quando vi trovano?

– Ci trovano un giovedì al mese. Il prossimo appuntamento è il 14 di novembre per Sex Drama. Secondo me dovremo fare Sex Drama uno, due, tre, quattro. I volumi di Sex Drama. Ci trovate sui social: c’è una pagina Facebook che è Drama Milano, c’è la pagina Instagram @dramamilano, e sui nostri profili personali ovviamente. E poi Drama si sta muovendo veramente tantissimo, per cui non escludiamo di conquistare – a parte Sanremo – anche altre città e il mondo tuttooooohohoho. [Urlo malefico]
– E oltre ai social abbiamo anche una casella di posta elettronica che è dramamilano@gmail.com.
– “Casella di posta elettronica” non lo sentivo dal ’98.

Invece chi vuole salire sul palco cosa deve fare?

[Risposta corale] Mandare un’email nella nostra casella di posta elettronica.
– Salire sul palco di Drama è decisamente più semplice e molto più caldo che salire su altri palchi.
– Tipo quello di Sanremo.

[Poi chiedono a Ivano di spogliarsi nudo e facciamo la foto tutti insieme]

– Dite tutti Drama.

– Dramaaaaaaaa

Intervista nuda con gli organizzatori di Drama Milano queer cabaret

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