Il cinema horror e quello erotico/pornografico abitano uno spazio ai margini, fuori dal perimetro del mainstream che soddisfa (o condiziona?) i gusti de “la massa”. Nello stesso spazio è confinato il queer – letteralmente “bizzarro”, “strano” – inteso non solo come termine di identificazione della comunità LGBTQ+ ma come contenitore di tutto quello che non nasce dalla norma sociale (quella che regola l’identità di genere, sessuale, relazionale) ma anzi se ne distanzia aprendo alternative, possibilità, nuovi spazi da attraversare.
Scream Queers – serata organizzata dal Cinema Teatro Maffei di Torino su un’idea di Giulia Guasco – ha esplorato l’intersezione tra questi tre mondi aprendo delle riflessioni sul potenziale dell’horror (e della pornografia) di raccontare la diversità, mostrare i limiti della norma e fornire nuove chiavi di lettura per immaginare una società più aperta ad accogliere tutte le sfumature dello spettro umano. La diversità fa paura e la paura è un’emozione che l’horror ha dominato e messo di fronte al suo pubblico e che il queer suscita nei confronti di chi si trincera nella norma e non ammette variazioni.
Se ci pensiamo, i personaggi che stanno sotto l’ombrello del queer sono spesso stati delineati come malvagi o quantomeno ambigui, inaffidabili, temibili ecc. (Si possono trovare diversi articoli su questo tema: TV producers, stop portraying bisexuals as villains, Il re leone, Scar e il queer coding dei cattivi Disney)
La rappresentazione della mostruosità, la trattazione di temi scomodi (ambiguità, violenza, erotismo…), la visibilizzazione di corpi non conformi, la trasgressione della norma sono alcuni tra i tratti che fanno dell’horror un genere queer.
Nell’horror “classico” delle origini, il queer viveva nei sottotesti e nelle allusioni. Nei film selezionati da Scream Queers invece il queer è una tematica dichiarata, ed è in questa sperimentazione che nascono narrazioni inedite che usano vecchi tropi per aprire nuove prospettive sui corpi e sulle identità.
In molti di questi film il mostro non vive più ai margini della società ma È la società; è la norma e il suo rigore repressivo e discriminatorio.
I corti: horror, erotismo & queer
I cortometraggi sono stati selezionati in parte dal TO Horror Fantastic Film Fest e in parte dal Fish & Chips International Erotic Film Festival.
TANK FAIRY
di Erich Rettstadt – 2021, Taiwan, USA | Trailer
Inquadratura su unghie lunghe rosse e glitterate e labbra rosse che sostengono una sigaretta. In sottofondo le note anni ‘80s di “Holding Out For A Hero” in versione cinese. Fa l’ingresso Tank Fairy, la fatina delle bombole di gas.
A Taiwan i “song wa si de” sono i lavoratori che consegnano bombole di gas a venditori ambulanti e vecchi edifici residenziali, professione tradizionalmente dominata da uomini “con la pancetta e carenti di fascino”.
La Tank Fairy non è la solita fatina e non è il solito “song wa si de”. Con la sua queerness
incanta Jojo, un bambino solitario e sognatore che viene così incoraggiato ad abbracciare la sua espressione di genere.
Tank Fairy è una celebrazione colorata e glitterata della diversità, della cultura taiwanese (in un’insolita chiave queer), e del drag come linguaggio di liberazione dalle sovrastrutture sociali repressive e dalle rigide norme di genere.
La protagonista è Marian Mesula, artista drag e performer trans.
Le coreografie sono di Akuma Diva Xtravaganza, membro della Iconic House of Xtravaganza, casa iconica della scena ballroom di New York City (consiglio il bellissimo documentario Paris Is Burning che racconta la ball culture della New York degli anni ’80).
HIDEOUS
Di Yann Gonzalez – 2022, UK | Trailer

Un ibrido tra il videoclip musicale, i B-movies e i talk-show televisivi, con dei tocchi di kitsch, camp e glam rock, che attinge dall’immaginario horror anni ’80.
Oliver Sim, artista protagonista (compositore inglese, bassista e voce del gruppo The xx), è l’ospite di un talk-show che presto si trasforma in un viaggio surreale di vergogna, mostrificazione e splatter.
Hideous è un cortometraggio musicale in 3 parti con 3 canzoni dell’album Hideous Bastard di Oliver Sim in cui racconta la sua crescita come ragazzo queer e la convivenza con l’HIV.
Nel cast: le icone queer Jimmy Somerville e Bimini.
LES DÉMONS DE DOROTHY
Di Alexis Langlois – 2021, Francia | Trailer

Una critica irriverente e kitsch al sistema di finanziamento delle opere cinematografiche, alla censura del cinema politicamente queer e alla pressione del male gaze dominante.
Dorothy è al lavoro su una sceneggiatura sovraccarica e glitterata dichiaratamente lesbo, traboccante di rosa, di una femminilità esasperata, di erotismo e messaggi anti-patriarcato, quando riceve una telefonata dalla sua produttrice che la richiama all’ordine del mainstream chiedendole di abbandonare le commedie queer a favore di uno script con meno attivismo e più intimismo. Frustrata, Dorothy cerca conforto nella sua serie horror preferita Romy l’Ammazzavampiri finché si addormenta e nei sogni prendono vita i suoi demoni nell’armadio (letteralmente).
Pensate a Il Mago di Oz in chiave queer, ridondantemente rosa e ai limiti del trash.
FUDLIAKS! TEAR THE SEXES APART!
Di Jasmin Hagendorfer – 2021, Austria | Info

Un minerale alieno e non ascrivibile ad alcuna categoria nota è l’oggetto di studio del “The Institute for Gender Normalization” (l’istituto per la normalizzazione del genere). Sotto gli occhi e tra le mani di tester uman* e scienziat* diventa il portale di accesso a una fluidità che sovverte l’ordine binario, spazza via l’etero-norma e libera il desiderio.
Un’amalgama kitsch di camp, agit-prop, soft-porn e commedia grottesca.
NIGHT OF THE LIVING DICKS
Di Ilja Rautsi – 2021, Finlandia-Danimarca | Trailer

L’incubo delle dick pics, della segregazione dei generi, della fallocrazia e della mascolinità egemonica. In una notte angosciante in bianco e nero Venla sfida la struttura binaria e i dogmi del sistema patriarcale affrontando cazzo-mostri.
Una metafora horror di quanto le scelte individuali possano costruire scenari possibili alternativi.
HOLD ME TIGHT
Léoluna Robert-Tourneur – 2021, Belgio | Trailer

Cortometraggio d’animazione.
Una foresta notturna diventa teatro di un incontro primitivo e viscerale tra due sagome umane che si attraggono, si corteggiano, si assaggiano, si fondono e si respingono in una danza passionale che da libro sfogo al desiderio, all’eccitazione e all’animalità umana.
From Scream Queens to Scream Queers
La scream queen (“regina dell’urlo”) è l’attrice che interpreta una figura femminile iconica nel cinema horror. Originariamente il suo ruolo si esauriva nella parte della fanciulla urlante in pericolo, vittima di mostri e demoni, che nel tempo si è evoluta in una donna reattiva e anche nell’eroina che si salva da sola (la prima Scream queen della storia è Fay Wray, la preda bionda del King Kong del 1933; quella italiana è considerata Asia Argento).
Ma Scream Queen è anche il titolo di un film recente: Scream, Queen! My Nightmare on Elm Street (2019, USA) è il documentario dedicato a Mark Patton, attore protagonista di Nightmare 2 (1985), atteso sequel di Nightmare (il film che ha creato Freddy Krueger, che sarebbe diventato un’icona culturale) e oggi ritenuto il primo (brutto) horror mainstream a tematica omosessuale.
Nightmare 2 è stata la rovina della carriera di Mark Patton, allora gay non dichiarato. I vari sottotesti spiccatamente omoerotici del film sono stati oggetto di derisione (siamo negli anni’80, quando l’AIDS era l’incubo della società omofoba, ignorantemente presentato come una punizione divina ai gay), così come il suo personaggio Jesse Walsh, particolarmente sensibile, dolce e carino (molto diverso dagli eroici maschi alfa super etero), il cui urlo particolarmente acuto “da femminuccia” è diventato impietosamente oggetto di scherno e discriminazione.
Dopo il film, Patton è sparito dalle scene ed è fuggito in Messico, dove ha trascorso decenni della sua vita e dov’è poi stato raggiunto dai creatori di un altro documentario Never Sleep Again: The Elm Street Legacy, (2010), sul franchise Nightmare.
Scream, Queen! parla dell’omosessualità di Patton, della sua lotta contro l’AIDS e del boicottaggio omofobo dell’ambiente cinematografico hollywoodiano.
Per approfondire:
Queer for Fear – serie documentaristica che esplora il sottotesto queer del cinema horror.