Il 31 luglio è la Giornata Mondiale dell’Orgasmo, celebrazione dello tsunami di piacere che travolge mente e corpo trasportandoci in uno stato di benessere puro, libero e incontenibile. Il tempo si ferma, la mente fluttua, i problemi terreni del vivere quotidiano si disciolgono nell’etere, il mondo sembra brillare di una luce più intensa e colori più vividi.
La scia inebriante di sensazioni post-orgasmo ha un nome: afterglow (bagliore residuo). Uno studio americano su coppie di neo sposi ha anche provato a misurarne la durata e gli effetti sul legame di coppia, concludendo che l’afterglow possa durare fino a 48 ore dopo il rapporto sessuale e che la sua intensità incida positivamente sul grado di soddisfazione della relazione.
Per quanti studi abbiano provato a carpirne tutte le sfumature, l’orgasmo rimane un fenomeno sfuggevole per molti e soprattutto per chi si ritrova una vulva in dotazione naturale: parzialmente compreso, spesso problematico (e talvolta falsificato), è uno dei fattori che contribuiscono alla disuguaglianza di genere.
Orgasm gap è il termine anglofono che descrive il divario tra uomini e donne nella probabilità di raggiungere l’orgasmo. Non è una novità che i pene-dotati raggiungano l’orgasmo più facilmente e frequentemente dalle vulva-dotate.
In uno studio recente, basato sulle risposte di 52,000 partecipanti tra i 18 e i 65 anni, tutti impegnati in una relazione, ben il 95% degli uomini eterosessuali e solo il 35% di donne eterosessuali hanno dichiarato di raggiungere spesso o sempre l’orgasmo durante l’attività sessuale. Lo studio ha anche misurato le differenze di frequenza tra i diversi orientamenti sessuali mostrando che il gap si riduce sensibilmente tra omosessuali: l’89% degli uomini e l’86% delle donne raggiungono la meta ambita del picco del piacere nei rapporti con persone dello stesso sesso. A saltare all’occhio è un altro gap, quello tra donne lesbiche e donne eterosessuali, queste ultime apparentemente condannate a una vita sessuale poco appagante e povera di ansimi.
[Avevo già parlato del fatto che gli eterosessuali abbiano qualcosa da imparare dagli omosessuali in quanto a qualità del sesso e esperienza del piacere in queto articolo: Beati i gay se gli etero non sono onesti]

Per quanto ci illudiamo di vivere in un’epoca sessualmente liberata (e libertina), non abbiamo ancora capito come vivere la sessualità con genuina soddisfazione e la maggior parte delle informazioni che abbiamo acquisito sul sesso sono farcite da stereotipi e false credenze e provengono da fonti poco attendibili che offrono una visione distorta e fuorviante dell’esperienza sessuale umana. E mentre puntiamo il dito sulla pornografia, criminalizzata per deviare le giovani menti con un sesso indisciplinato e poco verosimile, ci distraiamo da tutto il repertorio di rappresentazioni altrettanto stereotipate che ci vengono servite della cultura popolare.
Le scene di film e serie tv che raffigurano l’orgasmo reiterano lo stesso copione da sempre: la donna brucia le tappe del desiderio e dell’eccitazione raggiungendo l’orgasmo dopo una manciata di secondi, mentre l’uomo detta il ritmo del piacere con una penetrazione incalzante.
L’idea che fare sesso significhi infilare il pene dentro una vagina, e che questo sia il modo in cui uomini e donne provano piacere, è stata perpetrata per secoli, condannando le donne che non riescono a raggiungere l’orgasmo tramite penetrazione a pensare che qualcosa in loro non vada e a veder vacillare la propria capacità di provare il piacere.
Per molte l’orgasmo rimane una meta irraggiungibile o un ingombrante tabù.
La verità è che il piacere è a portata di mano (letteralmente) e che basterebbe cercarlo nel posto giusto: il clitoride, l’organo più simile al pene maschile e principale responsabile del piacere femminile in cui si concentrano 8000 terminazioni nervose pronte a liberare un’ondata di piacere.
Non c’è da stupirsi quindi che le donne omosessuali abbiano più orgasmi: spostando l’attenzione dal pene ci si può dedicare a tutta la vulva (e non solo alla vagina) con curiosità e spirito di sperimentazione, indulgendo in tutte le attività diverse dalla penetrazione che moltiplicano le possibilità di piacere femminile.
Nonostante decenni di ricerche scientifiche abbiano dimostrato l’importanza della stimolazione clitoridea nella ricerca del piacere sessuale, il clitoride e l’orgasmo femminile sono stati per lungo tempo tagliati fuori dai discorsi (e dai libri di testo), in quanto non funzionali alla riproduzione, privando le donne della conoscenza del proprio corpo. Le cose non sono sempre state così: 400 anni fa si pensava che le donne dovessero avere un orgasmo per rimanere incinte, quindi il piacere femminile era considerato fondamentale per la riproduzione della specie.
In quanto a piacere anche gli antichi greci avevano qualcosa da insegnarci.
Secondo la mitologia greca un giorno gli dei Zeus e Era, patrona del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto, si sono trovati divisi su chi provasse più piacere tra l’uomo e la donna. Per risolvere la controversia chiamarono in causa Tiresia, indovino che era stato tramutato in donna per ben sette anni, provando tutti i piaceri che una donna potesse provare. Di fronte agli dei Tiresia rispose che una donna prova un piacere nove volte più grande di quello di un uomo, rivelazione che gli costò la vista: Tiresia fu reso cieco da Era per aver svelato un tale segreto.
Se anche la stima del potenziale di godimento femminile di Tiresia fosse ottimistica, quella dell’orgasmo rimane un’esperienza di piacere liberatorio che ogni donna può e ha il diritto di provare.
Questa giornata mondiale dell’orgasmo è anche l’occasione per mettere da parte le incombenze quotidiane, sovvertire la lista delle priorità e mettere il piacere prima del dovere, dedicandosi alla ricerca del “grande O”, da soli, in coppia o in gruppo.
fonte immagine: sciencing.com