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![Questa è una carrellata di commenti arrivati su Facebook, sotto il reel di una recensione di un sex toy (pubblicato anche qui, su IG) che, per qualche motivo, è diventato virale e ha raggiunto persone (parecchio) fuori dalla bolla en rose.
Sarebbe bello liquidarli come commenti di boomer e leoni da tastiera repressi che fanno un uso improprio dei social e vomitano la propria frustrazione senza attivare il cervello, ma la verità è che rappresentano tutto il peggio di una cultura ancora “di massa”: sessismo, sessuofobia, misoginia, pregiudizi.
Quindi abbiamo tirato un respiro (due, tre, quattrocento) e li abbiamo raccolti, analizzati e suddivisi per temi.
Abbiamo lasciato i nomi visibili perché la nostra visione della sessualità è ancora fortemente legata al genere e alle norme di genere (naturalmente non è detto che a nome maschile corrisponda una persona di genere maschile).
#1 Meglio la carne (anche quella di 🐴)
I sex toys visti come meri sostituti funzionali di parti genitali, surrogati del pene per il sollazzo esclusivo di vagina-dotate: l’incubo del maschio etero pene-dotato con una visione fallocentrica, penetrativa e competitiva della sessualità, che vede sgretolarsi il suo dominio sessuale (apparentemente dovutogli per nascita) e il suo superpotere-alfa di “dare piacere” alle fanciulle.
#2 Non ci sono più i veri uomini 🤡
I sex toys come sostituti degli uomini: pensiero del maschio che si identifica nel proprio pene e probabilmente non pensa di avere altro da offrire. Sottotesto machista: se esistessero ancora i “veri uomini” (quelli che sanno usare il pene e che sanno come procacciarsi prede sessuali) non ci sarebbe bisogno di trastullarsi con i sex toys.
#3 Ma fattela una 🧹ta
L’uso dei sex toys come nuova “moda” e attività sostitutiva del rapporto sessuale e di qualsiasi altro tipo di interazione sessuale umana. Ma anche l’eterna diatriba tra “naturale” (e quindi “normale”) e “artificiale”.
#4 Ma trovati un uomo 👩❤️👨
Idem come sopra. I sex toys come sostituiti di peni, di (veri) uomini e di partner. (a Giovanni il premio inclusività - ma solo perché la concorrenza era particolarmente scarsa)
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