Andrew Nick e Jessy di Big Mouth Netflix guardano un film
Big Mouth serie animata Netflix sugli orrori della pubertà

Big Mouth: la pubertà è una brutta bestia

Big Mouth è la nuova serie animata su Netflix che ti sbatte davanti gli orrori e i drammi della pubertà nel modo più imbarazzante, irriverente e onesto possibile.

I protagonisti sono 5 ragazzetti che si trovano ad affrontare gli stravolgimenti dell’adolescenza (dis)orientati da genitori estremamente invasivi o elusivi, compagni di scuola inaffidabili e immaginari ‘Mostri degli Ormoni’ senza pudore che si palesano all’inizio della pubertà.

Big Mouth | Netflix: il trailer

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Big Mouth tira fuori il lato turbolento, disgustoso ed umiliante della fase della crescita senza paura di affrontare i temi più imbarazzanti legati alla scoperta della sessualità, smantellando qualche tabù e pregiudizio e rivelando verità inconfessabili.

Nick, Andrew e i loro amici trasudano curiosità, insicurezza, paura, sconforto e imbarazzo a secchiate in occasione di ogni prima volta: la prima mestruazione, il primo bacio con la lingua, i primi peli, la prima eiaculazione incontrollata.
In contrapposizione alla sfrontatezza ostentata dai Mostri degli Ormoni Maurice e Connie, quello maschile e quello femminile, che rispondono esclusivamente a istinti, pulsioni e desideri viscerali perseguendo la ricerca del piacere sessuale ad ogni costo.

mostri degli ormoni big mouth netflix

La prospettiva è quella degli occhi di adulto di chi è già passato da quella fase problematica e apparentemente inaffrontabile della vita ed è pronto a riderci su. E lo fa senza filtri di sorta, farcendo i dialoghi di volgarità e cattivo gusto. Il tutto condito con immagini esplicite, scene di nonsense puro e siparietti musicali che suonano come lezioni di vita. Si distinguono per le performances il fantasma super gay di Freddie Mercury che decanta le meraviglie dell’omosessualità e l’assorbente interno con le sembianze di Michael Stipe che canta il dramma delle mestruazioni sulle note di un’inedita Everybody bleeds, deprimente e melanconica tanto quanto l’originale Everybody Hurts.

tampone Michael Stipe che canta Everybody Bleeds Big Mouth Netflix

Il punto di vista si alterna tra quello maschile e femminile e non lascia fuori nessuno. Peni e vagine parlanti incluse.
Diventa facile rivedersi in crisi e sbalzi di umore dei personaggi o chiedersi ‘ma era davvero così?’ quanto il dramma riguarda l’altro sesso.
La cosa bella di guardare la serie in età adulta è rivivere i momenti più imbarazzanti e turbolenti della crescita sollevati dal fatto di esserne già usciti indenni. Per chi invece ci è dentro mani e piedi, è più simile ad una terapia d’urto.

Big Mouth ha le potenzialità per strappare una risata a tutti, basta chiudere un occhio sullo stile dei disegni e un orecchio sulle volgarità gratuite.

In fondo la serie non ha tanto la velleità di educare quanto quella di esorcizzare l’incubo della pubertà, pur non mancando di farsi portatrice di un messaggio. Anche nelle situazioni più surreali o problematiche sembra volerci dire ‘Non sei strano, capita a tutti, la vita è dura’. Solo che lo fa con un vocabolario meno delicato e suona più come un

Non sei uno sfigato, cazzo! Questa merda capita a tutti, la vita è un fottuto casino.

 


Fonte immagini: screenshot tratti dalla serie Big Mouth. Netflix. 2017.

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