Sabato 5 ottobre le porte del Vagina MuseumVagina Museum di Londra si sono aperte per la prima volta.
Dopo due anni di eventi itineranti e una campagna di crowdfuning che ha raccolto cinquantamila sterline, il mondo ha ufficialmente il suo primo e unico spazio dedicato alla celebrazione e alla conoscenza di quella parte del corpo convenzionalmente definito femminile di cui si sa ancora troppo poco e la cui narrazione è farcita di tabù, stigma e pregiudizi.
Il museo ha l’ambizione di incoraggiare tutte le persone dotate di vulva e vagina – senza distinzione di genere – a guardare al proprio corpo con maggiore consapevolezza e minore imbarazzo.
La prima esposizione temporanea sarà inaugurata il 16 novembre sotto il titolo Muff Busters. Vagina Myths and How to Fight Them e avrà come obiettivo quello di sollevare il velo sui falsi miti che circondano i genitali cosiddetti femminili.
Fino ad allora sarà possibile varcare la soglia del museo per partecipare a uno degli oltre quindici eventieventi pre-apertura (tra comedy show, panel, talk, performance e workshop di crochet per realizzare vulve a uncinetto) e portarsi a casa il merchandising tematico scegliendo tra adesivi, spillette e bag con il logo fieramente stampato sopra, cartoline con clitoridi stilizzati, collane a forma di vulva.
Il primissimo evento, Vulvanomics, è iniziato tra gli ostacoli degli ultimi assestamenti tecnici, ma i piccoli disguidi sono passati inosservati, eclissati dall’entusiasmo della fondatrice Florence Schechter che ha fatto gli onori di casa dando il benvenuto ai primissimi visitatori, tra cui noi. Poi ha lasciato il microfono a Emma Rees, professoressa di letteratura e studi di genere dell’università di Chester, Direttrice dell’Institute of Gender Studies e autrice del libro The Vagina: A Literary and Cultural History.
Si è parlato di come la storia, la letteratura, la cultura popolare abbiano contribuito a costruire una narrazione peggiorativa dei genitali femminili, basata su false credenze e stereotipi discriminatori, come la leggenda della famigerata vagina dentata. Di come questo abbia contribuito a erigere una cortina di imbarazzo che ancora oggi rende difficile pronunciare con leggerezza la parola vagina, spesso barattata con termini infantilizzanti. Dell’importanza di dotarci di un linguaggio che ci permetta di parlare correttamente, apertamente e onestamente dei nostri corpi.
E allora anche il termine “vagina” diventa troppo approssimativo e poco anatomicamente corretto dal momento che fa riferimento esclusivamente alla parte interna dei genitali, quella che va dall’apertura all’ingresso dell’utero, escludendo quella esterna, che si chiama vulva e che molti non sanno ancora cosa sia, dove sia e cosa comprenda.
Vagina è però il termine più riconoscibile e incisivo che abbiamo, quello in grado di richiamare l’attenzione dei passanti reali e virtuali che lo leggono scritto sull’insegna sporgente dalla facciata e nelle pagine web degli innumerevoli siti che hanno ripreso la notizia dell’apertura di questo museo unico al mondo.
Il Vagina Museum è collocato nelle unità 17 e 18 del mercato Stables Market di Comden Town, tra i negozi che spuntano sotto le arcate dei viadotti ferroviari e dentro le vecchie scuderie. È aperto a persone di tutte le età. Tutte le esibizioni saranno ad accesso libero e gratuito, mentre gli eventi possono prevedere l’acquisto di biglietti disponibili sul sito.