In occasione del Pride Month, la nostra selezione di film a tematiche LGBT+ da vedere almeno una volta nella vita.
Ognuno di questi film è un invito ad accettare la diversità umana, a rispettarla, a comprenderla, a valorizzarla. Un incoraggiamento a trovare sé stessi oltre le barriere della “normalità” imposta dalla società, oltre gli insulti, gli attacchi e la ferocia delle discriminazioni di chi teme la diversità, oltre i limiti costrittivi dell’immagine di noi che presentiamo al mondo alla ricerca di accettazione.
Pride (2014)
Commedia, drammatico (trailer)
In un anno anomalo come questo 2020 pandemico, privato delle sfilate arcobaleno dei pride, questo film ci ricorda quell’energia positiva che si sprigiona quando l’umanità si riunisce sotto un’unica bandiera tra abbracci sudati che dicono “ti vedo, ti sento, ti rispetto, ti sostengo”.
Pride si apre sul Pride di Londra dell’estate del 1984, quando due mondi apparentemente distanti hanno iniziato a gettare le basi di un’alleanza apparentemente impossibile.
Il film si ispira alla storia vera di un gruppo di attivisti gay e lesbiche che ha deciso di sostenere le battaglie dei minatori britannici impegnati nello storico sciopero dell’84. A unirli, la minaccia del governo Thatcher che incombeva sui diritti di entrambi i gruppi. A separarli, due modi diversi e contrastanti di intendere e vivere la vita.
La trama si sviluppa lungo il continuo dialogo, a volte pacato e a volte concitato, tra visioni conservatrici e progressiste, tra resistenze culturali e ideali comunitari, tra prese di distanza e strette di mano.
Intanto, sullo sfondo, si insinua la minaccia dell’AIDS che inizia a strappare vite in massa gettando la comunità gay nell’ombra.
Pride è uno slancio un po’ utopico e molto motivazionale verso la solidarietà che nasce quando due mani si stringono e si battono l’una per l’altra, senza lasciare indietro nessuno.
The Danish Girl (2015)
Drammatico (trailer)
Danimarca, Copenhagen, 1926. Einar e Gerda sono marito e moglie, entrambi artisti. Einar è uno stimato paesaggista riservato che si rifugia nei suoi dipinti ispirati ai luoghi dell’infanzia. Gerda è una ritrattista alla ricerca di affermazione, dallo stile audace e dal carattere esuberante. A unirli è un’amore rispettoso, incondizionato e indissolubile. Un giorno Gerda chiede al marito di posare per lei con degli indumenti femminili, in modo da poter ultimare il dipinto al quale stava lavorando, il ritratto di una ballerina. I pochi gesti scrupolosi con cui Einar si infila collant e scarpe portano al risveglio di Lili, la donna che per anni era rimasta dormiente nel corpo di Einar e che, da quel momento, sente un bisogno crescente di esprimersi, vivere, amare.
The Danish Girl racconta una storia di pionieristica ricerca di sé ispirata alle vita vera di Lili Elbe – nata Einar Mogens Andreas Wegener, la prima persona transessuale della storia a essersi sottoposta a interventi chirurgici per modificare il proprio sesso e la prima ad essere legalmente riconosciuta per il cambio di genere.
Il film è un adattamento del romanzo omonimo The Danish Girl di David Ebershoff (2000).
Gonne al bivio (1999)
(Titolo originale But I’m a Cheerleader)
Rom-com satirica (trailer)
Megan è bionda, cristiana, cheerleader e fidanzata con un giocatore della squadra di football del liceo, praticamente l’incarnazione dell’ideale della brava ragazza americana. Tranne per un piccolo particolare: è lesbica, ma ancora non lo sa. Quando gli amici e la famiglia prendono coscienza di questa verità, Megan finisce nel campo di riabilitazione per giovani omosessuali “True Direction”, dove un percorso educativo in 5 fasi dovrebbe riportarla sulla retta via dell’eterosessualità. Ma è proprio qui che Megan prende coscienza della propria omosessualità.
‘Una commedia di disorientamento sessuale’ è il sottotitolo di questo film che mette in scena una parodia dei ruoli di genere uomo-donna imposti dalla società e degli stereotipi di mascolinità e femminilità, il tutto estremizzato da un uso spregiudicato dei toni del blu e del rosa.
È una commedia che fa ridere e riflettere. Si ride (amaramente) delle gabbie culturali e comportamentali in cui la società vorrebbe intrappolare uomini e donne e si riflette su quanto la società debba ancora evolvere per permettere alle persone di essere sé stesse e accettarsi senza compromessi.
120 Battiti al minuto (2017)
Drammatico (trailer)
(titolo originale 120 battements par minute)
Rappresenta il grido di allarme di un gruppo di attivisti intenzionati a scuotere la coscienza in una società indifferente, passiva e ignorante nei confronti dell’AIDS dilagante, che accecata dai pregiudizi, confina ai margini omosessuali e tossicodipendenti, ritenuti vettori e uniche vittime della malattia.
Nella Parigi dei primi anni ’90 il gruppo Act Up-Paris, nato all’interno della comunità gay, intraprende una lotta culturale e politica a colpi di gavettoni di vernice rossa che simulano il sangue e irruzioni disobbedienti, spettacolari ma non violente durante conferenze e dentro laboratori di ricerca per richiamare l’opinione pubblica e la società alla proprie responsabilità nel fare ricerca, informazione e prevenzione al fine di contrastare la diffusione del virus dell’HIV e dell’AIDS che in quegli anni incombe come una condanna a morte sulle teste di chi ci convive.
Tra riunioni, dibattiti e azioni dimostrative, il pubblico si intreccia col privato e la politica; la militanza si intrecciano con l’amicizia, l’amore, il sesso, la voglia di vivere e godersi la vita a 120 bpm, come la frequenza del batticuore e della musica house anni ’90.
Boys don’t cry (1999)
Drammatico, biografico (trailer)
Un film difficile da digerire, tragico, spietato come la storia di vita reale su cui è basato: quella di Brandon Teena, ragazzo transgender nato in Nebraska con il nome di Teena Renae Brandon. Brandon osserva gli uomini che incrocia durante il suo percorso di vita e assorbe il loro modo di comportarsi, di vestirsi, di muoversi, di relazionarsi, dando forma alla sua identità di uomo.
Poco prima di compiere 21 anni, si trasferisce in una cittadina rurale che ha poco da offrire ma dove lui trova una sua dimensione, degli amici, la popolarità, un lavoro, l’amore. Fino a quando subentra la forma più brutale dell’odio umano: quella che elimina la vita. Con una vertiginosa degenerazione dei fatti, Brandon perde tutto, vittima di un cocktail letale di ignoranza, arroganza, mascolinità tossica, paura e odio violento per la diversità: a 21 anni, nel 1993, viene violentato e assassinato.
È stato il primo film mainstream a ruotare intorno a un ragazzo trans e ancora oggi è uno tra le poche rappresentazioni che riesce a trascinare lo spettatore dentro il vissuto e il sentire del protagonista, a plasmare una comprensione, seppur minima e superficiale, dell’esperienza della ricerca di sé stessi dentro un corpo che non si sente proprio.
Chiamami col tuo nome (2017)
(titolo originale Call Me by Your Name)
Drammatico (trailer)
È la storia di un amore estivo che conduce alla scoperta di territori inesplorati della propria identità.
Estate del 1983. Come tutti gli anni, il diciassettenne ebreo italo-franco-americano Elio trascorre le vacanze estive nella villa di famiglia immersa nel silenzio e nella monotonia delle campagne italiane del Cremasco. Come tutti gli anni, il padre di Elio, professore universitario, si offre di aiutare uno studente straniero nella stesura della tesi ospitandolo nella villa. Questa estate tocca a Oliver, studente americano di ventiquattro anni il cui arrivo stravolgerà per sempre la sua stessa vita e quella di Elio. Tra loro si crea una connessione profonda che muta ed evolve tra incomprensioni, insicurezze, desiderio e attrazione.
La trama scorre lenta, al ritmo delle lunghe giornate estive di vacanza da trascorrere assaporando ogni attimo di vita.
Una delle scene più discusse del film è quella della masturbazione con una pesca.
Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo Chiamami col tuo nome, di André Aciman, Guanda (2008).
Milk (2008)
Drammatico, biografico (trailer)
È la storia delle battaglie di Harvey Milk, il primo omosessuale dichiarato a occupare una carica istituzionale negli USA, attivista e simbolo del movimento per i diritti LGBT+.
Il film traccia gli ultimi 8 anni di vita di Milk dal 1970, quando è un anonimo assicuratore di New York, omosessuale non dichiarato, al 1978, quando 5 proiettili (sparati dal suo collega ed ex-alleato Dan White) gli hanno tolto la vita.
In mezzo c’è l’incontro con l’amore della sua vita, Scott Smith (James Franco), il trasferimento insieme a San Francisco e l’apertura di un piccolo negozio di fotografia, che diventa il punto di partenza dell’evoluzione politica e militante che l’ha portato all’elezione di consigliere comunale di San Francisco nel 1977. E c’è la battaglia contro la Proposition 6, la proposta di legge che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti gay sulla base del proprio orientamento sessuale.
È un mosaico di flashback, immagini di repertorio e ricostruzioni con il Milk interpretato da Sean Penn (che per questo ruolo ha ricevuto un Oscar), guidato dalla voce narrante del protagonista che ripercorre il suo percorso politico a nove giorni dall’omicidio.
Moonlight (2016)
Drammatico (trailer)
È il ritratto intimo di Chiron, un bambino afroamericano e omosessuale che cresce nella Miami povera, criminale e omofoba, e che il film segue in tre fasi della vita.
Prima l’infanzia, trascorsa timidamente e passivamente tra grandi silenzi, a schivare un soprannome che gli sta stretto – “Little”, gli attacchi e gli scherni dei coetanei e la compagnia della madre tossicodipendente. Poi l’adolescenza e il primo incontro diretto e inaspettato con la propria sessualità. Infine l’età adulta, raggiunta senza guardarsi indietro, provando a ignorare desideri e sentimenti,
Tra le tante persone alle quali Chiron prova a sottrarsi, ce ne sono altre che gli fanno spazio nella loro vita, lo ascoltano e lo accolgono senza chiedergli di cambiare la sua identità.
È stato il primo film su tematiche LGBT e con un cast interamente composto da afroamericani a vincere l’Oscar nella categoria più prestigiosa degli Academy Award, “Best picture” (Miglior film).
Piume di struzzo (1996)
(titolo originale The Birdcage)
Commedia (trailer)
I protagonisti sono Armand (un Robin Williams sotto spatolate di fondotinta), proprietario di un drag club di South Beach, il cuore della gay nightlife di Miami, e il suo compagno Albert (Nathan Lane), superstar del club che si esibisce davanti al pubblico come “Starina”. La loro relazione dura da vent’anni e insieme hanno anche cresciuto Val, il figlio di Albert, che ora vuole sposare la figlia di un politico conservatore di rilievo.
Armand e Albert si troveranno a stravolgere la propria vita per incontrare e impressionare la famiglia conservatrice e abbottonata della fidanzata di Val: fondotinta, vestaglie sgargianti e arredi pacchiani devono sparire, e così anche l’espressione della loro autentica identità, conquistata dopo un difficile percorso di accettazione.
È una commedia dolce e divertente di quelle che non ci si stanca mai di (ri)guardare, che ci ricorda che la ricetta della felicità è l’accettazione della diversità umana e il rispetto reciproco tra esseri umani. La comicità gioca su stereotipi e parodie ma non cade mai nella ridicolizzazione.
Piume di Struzzo è il remake del film italiano Il Vizietto, del 1978, ed è stato il primo film con una rappresentazione positiva di protagonisti gay a incassare più di 100 milioni di dollari.